APPLICAZIONE DEI FITOFARMACI
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IL SOVRADOSAGGIO E’ UNA CAUSA DI SELEZIONE DI PARASSITI RESISTENTI

Sentiamo spesso parlare del rischio selezionare una popolazione resistente del parassita quando si abbassa la dose per ettaro del fitofarmaco, mentre non si dice che si corre lo stesso rischio quando lo si sovradosa. Per la verità nella letteratura scientifica questo aspetto è dibattuto ed approfondito e vi sono più evidenze del secondo caso rispetto al primo.

Questa informazione può rivelarsi molto utile soprattutto nel nostro Paese perché un’abitudine molto diffusa quando si effettuano i trattamenti alle colture arboree e nei diserbi e si utilizza un basso volume o, comunque, un volume di sospensione più piccolo rispetto al volume normale, è quella di aumentare la concentrazione del fitofarmaco nella sospensione al fine di attenersi alla dose per ettaro di etichetta.

Dato che questa dose è riferita ad un’ applicazione a volume normale dove il formulato si trova ad una concentrazione più bassa, potrebbe essere opportuno domandarsi se questa abitudine, che talvolta è supportata da indicazioni specifiche in etichetta, può esporre l’organismo parassita ad una concentrazione maggiore rispetto a quella necessaria.

A questo proposito la tossicologia evidenzia che l’azione di una data sostanza attiva non dipende dalla dose in sé ma dalla concentrazione che raggiunge nel sito di azione (Amdur, 1993). Si potrebbe così configurare un rischio di sovradosaggio il quale, nel caso dei fungicidi, è stato individuato fra le cause di selezione di popolazioni di patogeni meno sensibili al fitofarmaco (Van de Bosh, et al, 2011; Mavroedi e Shaw, 2006; Genet et al, 2006; Fraaje et al 2006; Hobbelen et al, 2010; Metcalfe et al, 2000; O’Hara et al, 2000;Sanders et al, 1985; Porras et al, 1990; Hunter et al, 1994; Russel, 2009; Genet et al 2006; Skylakakis et al, 1984; Kable e Jeffery, 1980; Milgroom e Fry, 1988; Jaworka e Francine, 2006).

Un’altra ricerca ha messo in luce che il rischio di selezionare individui più tolleranti ad un principio attivo è tanto maggiore quanto più è completa la copertura del fungicida sulla superfice da proteggere anche quando questo è utilizzato in miscela con un principio attivo verso cui non c’è tolleranza (Kable e Jeffery, 1980). E’ necessario evidenziare che quando si riducono i volumi generalmente si utilizzano ugelli di diametro più piccolo e goccioline più fini che hanno una capacità di copertura maggiore rispetto a quelle più grandi prodotte da un trattamento a volume normale.

Infine, da studi condotti su artropodi e nel diserbo di post emergenza è emerso che la riduzione dei diametri delle goccioline riduce la dose letale del fitofarmaco (Hall e Thacker, 1994; Munthali, 1984; Muntali e Scopes, 1982; Muntaly e wyatt, 1986;Knoche, 1994; Butts et al, 2018) e ciò indurrebbe a ritenere il rischio di sovradosaggio ancor più probabile al crescere della nebulizzazione.

Vediamo quindi che l’abitudine di ridurre il volume, di aumentare la concentrazione del formulato nella sospensione e di ridurre il diametro delle gocce altera nella sostanza quei parametri che erano stati utilizzati inizialmente per determinarne la dose per ettaro e questa può, di conseguenza, risultare sovradimensionata rispetto alla necessità, configurando un rischio concreto di sovradosaggio con le conseguenze che questo può avere sull’ambiente, sull’aspetto economico della difesa e nella preservazione dell’ efficacia del principio attivo nel tempo.

Inoltre i risultati scientifici ottenuti con alcune sostanze attive sia nella difesa fungicida che nel diserbo evidenziano che non occorre aumentare la concentrazione del fitofarmaco rispetto a quella presente nel trattamento a volume normale. Di conseguenza, quando utilizzate bassi volumi o comunque un volume anche soltanto un po’ più piccolo rispetto al volume normale, potete ridurre la dose per ettaro proporzionalmente alla riduzione del volume di sospensione distribuito senza temere cali di efficacia del prodotto.

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